Don Q.

Saturday, 2 August 2014 -

Archetipo di una particolare natura umana – quella del 'dreamer'- proprio per questo elevato a mito capace di attraversare epoche e culture e incarnazione di uno stato dello spirito e della mente del tutto e meravigliosamente 'a-normali' da evocare alla bisogna, Don Chisciotte è stato anche e più volte frequentato dal teatro di danza, perché il coreografo interessato a evocare attraverso la metafora del movimento una condizione che fa delle azioni il frutto talvolta bizzarro di un mondo interiore acceso di sogni e ideali, trova nell'Hidalgo di Cervantes la sintesi perfetta e la fonte inesauribile di ispirazione. Perché Don Chisciotte è uno e centomila e ognuno può ritrarre il 'suo' Don Chisciotte. Come fa Eugenio Scigliano, nel nuovo progetto per Aterballetto, in cui il coreografo empaticamente si riflette nel suo personaggio e ne traduce lo spaesamento umano e la necessità di non abdicare ai propri ideali anche se la realtà congiura per soffocarli. In una Spagna che stava mutando rapidamente, che stava abbandonando le sue regole e i suoi valori, il Don combatte l'angoscia e l'incertezza di tempi rozzi e confusi restando fedele ai suoi sogni e al suo codice morale e regalandone i segreti al suo amico Sancho. Allo stesso modo, in un periodo altrettanto disorientante e dettato da mutamenti repentini e francamente oscuri, il Cavaliere di Scigliano viene a incarnare l'essenza dell''essere artista', rivendicando il potere della sensibilità e la sua missione di “ tener desto

-nonostante tutto- il senso di meraviglia nel mondo”. E se la bellezza, in qualche modo, ci salverà, anche l'alter ego del Don, Sancho Panza grazie alla condivisione delle esperienze di vita con l'amico, imparerà a goderne per sopravvivere alle fatiche dell'esistenza. Il lavoro si sviluppa su musiche spagnole dal XVII secolo a oggi e composizioni del finlandese Kimmo Pohjonen.

Coreografia di Eugenio Scigliano

Musiche: musica classica spagnola, Kimmo Pohjonen

Scene e Luci di Carlo Cerri

Video di Carlo Cerri e OOOPStudio

Costumi di Kristopher Millar and Lois Swandale

Realizzazione costumi: Sartoria Aterballetto - Giuseppina Carbosiero, Francesca Messori

Realizzazione scene: Minelli Restauratori, Gubbio - Scenografie Peroni

Balletto per tutta la Compagnia. Durata: ca. 47 minuti

Rain Dogs

Inizia a piovere; quel cane che, curioso e sicuro del suo olfatto si era mosso oltre i suoi soliti confini, alla scoperta di ciò che vive lontano, perde improvvisamente la strada del ritorno, la pioggia ha inesorabilmente cancellato tutte le tracce. E’ questa l’immagine da cui prende forma “Rain Dogs”, si materializza a rappresentare quelle complessità e quelle contraddizioni che caratterizzano il rapporto con il mondo e che segnano le relazioni con gli altri. Quando la ricerca di un senso perde ogni punto di riferimento, l’incertezza e il disorientamento sembrano rendere impossibile il ritorno a casa, a ciò era e che non è più. Questo è il momento in cui la solitudine e lo smarrimento si manifestano attraverso le più diverse sfumature; con ironia e drammaticità, con leggerezza o disperazione. Il tentativo di ritrovare la via in una sorta di “ scivolosa crisi d’identità” diviene condizione esistenziale. “Ho pensato che se fossi riuscito a catturare anche solo un po’ di tutto questo allora, forse, sarei riuscito a fare ciò che volevo” Rain Dogs, è il desiderio affrontare questi temi non nuovi, attraverso atmosfere e sensazioni in qualche modo altre, c’è infatti “un carattere esotico in Tom Waits che richiama gli Stati Uniti di Charles Bukowski, c’è un odore, ci sono dei colori che la sua voce riesce a catturare e che ci portano – come ascoltatori – a fare molte associazioni. Non sono stato letterale in questo lavoro ma c’è qualcosa di estremamente terreno ma allo stesso tempo intellettuale e acuto in Tom Waits. Ho sentito che la sua voce funzionava bene con il mio movimento e il mondo che immaginavo; ho sentito che le sue storie e i suoi ritmi erano in sintonia con il mio linguaggio e con la mia idea. Non è certo la prima volta che tratto temi come la solitudine e le relazioni ma in questo caso la musica mi ha permesso di trovare “un’entrata diversa”, ho lavorato sugli stessi concetti ma attraverso la prospettiva di Tom Waits. Per questo non è stato affatto difficile connettere la musica alla danza.”

La Versiliana Festival

Viale Morin, 6

Marina di Pietrasanta  (LU)

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