ROMEO E GIULIETTA

Domingo, 19 Agosto 2012 -

Mariano Anagni

in collaborazione con il Teatro di Castalia

presentano

ROMEO E GIULIETTA

di W. Shakespeare

Regia Andrea Battistini

Scene Carmelo Giammello

Costumi Rachele Terrinoni #Romeo Gabriele Maria Anagni

Giulietta Francesca Agostini

Una figura di donna bendata, sorregge una spada lorda di sangue. Una grande parete chiude il proscenio. Solo poche parole farneticanti di duelli e scherni, le ultime come un filo di bava: “basta, basta!”. La parete si squarcia ed ha inizio la storia. Un gioco di scatole cinesi dentro le quali i personaggi, ridotti a funzione, si presentano e consumano relazioni a vita nell’arco di un rapido tramontare di sole. Tulles, veli, colori, damaschi poi colonne d’ombra si muovono a segnare i luoghi. Rulli di tamburi, grida, suoni assordanti a volte, o leggeri di musiche dolcissime altre, riempiono gli spazi della mente contagiata dalla creazione. Si sta rappresentando la storia di Giulietta e del suo Romeo, la rottura di un mondo sociale fondato verticalmente sul nome. Dio al principe, il principe al padre, il padre al figlio: una sorta di universo tolemaico che regola lo stato delle cose viene frantumato da una frase: “Che cosa vuol dire Montecchi?”. E’ una lama che squarcia la regola, il vettore orizzontale che taglia il cerchio perfetto. IO. GIULIETTA: A TE ROMEO:” che cosa vuol dire Montecchi?”. Il gioco impazzisce, i fatti cominciano a scorrere sempre più velocemente. Non c’è più tempo di fermarli, non esiste più il pensiero. Solo azione, istinto animale, amore e morte s’intrecciano inarrestabili fino all’ultimo sussulto. Poi adagiata sul palmo del sonno artificiale la storia rallenta dolcemente fino a fermarsi per sempre. Di Mercuzio, Tebaldo, Romeo, della storia non resta che un corpicino nudo, sporco di sangue, un animaletto sacrificato alla luna.

La Versiliana Festival

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